domenica 26 agosto 2018

Il buio oltre la siepe, Harper Lee

Qualche giorno fa una cara amica mi ha chiesto di consigliarle un libro. Laura è una mamma che lavora a tempo pieno, ha due bellissimi bambini e davvero poco tempo per sé.

Quando qualcuno come lei mi domanda un "bel libro da leggere in vacanza" perché "...sai durante l'anno non ho mai il tempo di leggere...", io traduco questa esigenza in:
"Mi consigli un libro ben scritto, non troppo lungo e con una trama avvincente, perché se è vero che sono in vacanza e finalmente ho del tempo libero, è altrettanto vero che in vacanza non ci vado sola e la mia famiglia conta sulla mia presenza?!".

Ho pensato immediatamente a "Il buio oltre la siepe", primo romanzo dell'autrice statunitense Harper Lee, pubblicato nel 1960, ed unico libro dell'autrice fino al 2015, anno in cui venne pubblicato "Va', metti una sentinella", sequel del precedente. 



Riporto di seguito la trama del romanzo (fonte: https://www.lafeltrinelli.it/libri/harper-lee/buio-oltre-siepe/9788807881558): 

In una cittadina del "profondo" Sud degli Stati Uniti l'onesto avvocato Atticus Finch è incaricato della difesa d'ufficio di un "negro" accusato di violenza carnale; riuscirà a dimostrarne l'innocenza, ma l'uomo sarà ugualmente condannato a morte. La vicenda, che è solo l'episodio centrale del romanzo, è raccontata dalla piccola Scout, la figlia di Atticus, un Huckleberry in gonnella, che scandalizza le signore con un linguaggio non proprio ortodosso, testimone e protagonista di fatti che nella loro atrocità e violenza non riescono mai a essere più grandi di lei. Nel suo raccontare lieve e veloce, ironico e pietoso, rivive il mondo dell'infanzia che è un po' di tutti noi, con i suoi miti, le sue emozioni, le sue scoperte.

Un'immagine tratta dal film "Il  buio oltre la siepe" uscito nel 1962, due anni dopo l'uscita del libro di Harper Lee.

"Il buio oltre la siepe" rimane uno dei miei libri preferiti di sempre! 
La voce narrante di Scout, questa bimba maschiaccio pura e dalla forte personalità, mi ha letteralmente catturato e catapultato nelle sue avventure, proprio accanto a lei, ad osservare la realtà con il suo sguardo dissacrante che semplifica, con quell'abilità tipica dei bambini, le più complicate situazioni umane e ricorda al lettore che più di tutto nella vita contano gli affetti e il rispetto verso il prossimo: 
Atticus aveva ragione. Una volta aveva detto che non si conosce realmente un uomo se non ci si mette nei sui panni e non ci si va a spasso. 
Chi non vorrebbe un padre come Atticus Finch?! Un uomo coraggioso, senza pregiudizi che educa i figli a parole e soprattutto attraverso il buon esempio. 
"Pensa solo a tenere la testa alta e a essere un gentiluomo."
"Avere coraggio significa sapere di essere sconfitti prima ancora di cominciare, e cominciare egualmente e arrivare sino in fondo, qualsiasi cosa succeda. E’ raro vincere, in questi casi, ma qualche volta succede."
Dal libro trassero il bellissimo e omonimo film con protagonista Gregory Peck che gli valse l'Oscar come miglior attore protagonista (La pellicola conquistò in totale tre statuette, clicca qui se vuoi altri dettagli).
L'estate scorsa lo noleggiai in biblioteca, mi piacque molto. Lo trovai fedele al libro, lessi che la Lee seguì personalmente le riprese e divenne amica di Peck, che le ricordava moltissimo il padre, figura alla quale si era ispirata per il personaggio di Atticus Finch.

Per chi non lo sapesse, è davvero comodissimo utilizzare il sistema di interscambio bibliotecario per usufruire del noleggio di libri, dvd, audiolibri, ecc. Approfittatene!
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mercoledì 15 agosto 2018

Un libro del cuore: Nascita di un ponte, Maylis de Kerangal

Per tutti noi italiani, la parola "ponte" è legata in questi tragici momenti (e credo lo sarà ancora per qualche tempo) al crollo del ponte Morandi a Genova. Scossa da questo evento drammatico, sento più forte che mai il desiderio di leggere il libro del cuore di Consuelo e condividere con voi, proprio in questi giorni, la sua recensione.


Un libro offre una lettura che trascende le singolarità, le riassume in una narrazione paradigmatica, offre la possibilità di una riflessione ricca di molteplici punti di vista, lontana da polemiche speciose. Ecco perché, proprio ora, è importante leggere questo libro. (Consuelo Farese)


"Nascita di un ponte" di Maylis de Kerangal (foto di Consuelo F. - luglio 2018)


TRAMA
Nella città immaginaria di Coca, sulla sponda di un fiume, ai margini della giungla e della storia, tutto comincia a cambiare con la costruzione di un ponte che la metterà in
relazione con lo spazio misterioso della foresta. Disegno titanico di un sindaco che vuole lasciare una traccia di sé, il ponte ci appare subito come un'opera grandiosa destinata a
determinare grandi cambiamenti nel segno del progresso.
Sarà così?
La storia segue non solo ciò che avviene nel luogo della costruzione ma anche le storie di chi vive nella regione, di chi vi detiene il potere e di coloro – i tecnici e i manovali – che arrivando da ogni dove faranno nascere il ponte e portano con sé la propria storia.
Come un potente magnete, il ponte attira a sé i destini incrociati di uomini e donne, posti di volta in volta al centro di una storia corale, o indagati nell'individualità di ciascuno.

PERCHÈ LEGGERE “NASCITA DI UN PONTE”
La vera protagonista di queste pagine, insieme al Ponte, è l’incredibile lingua che l'autrice plasma in compiuta sintonia con il “cosa” narrato. È una lingua “poietica”, in cui ogni elemento è necessario e non si avvertono sbavature, pleonasmi, incoerenze. Lingua capace, di nominare le cose della tecnica ingegneristica, dei materiali e delle macchine, e dei sentimenti.
Maylis de Kerangal tesse un canto epico, teso come i cavi che reggono l’audace struttura del ponte.

I LIBRI DEL CUORE DEL GRUPPO LETTURA DI GAVIRATE

Ecco una lista con i libri del cuore del nostro gruppo lettura:

venerdì 3 agosto 2018

Aforismi di Giuseppe Pontiggia in "Nati due volte"

Pontiggia aforista? Assolutamente sì! Marco Vergottini mi ha gentilmente inviato un elenco non esaustivo(!) di quarantotto aforismi da lui individuati all'interno di questo bel libro (Cliccate qui  per leggere il post dedicato a "Nati due volte").


1. Vedere un idiota angosciato è ancora più terribile che vederlo ilare 
2. Questi bambini nascono due volte… La seconda dipende da voi. 
3. Quanti dialoghi dovrebbero svolgersi in tempi diversi! 
4. In mezzo sta la virtù, dice Orazio, non la verità… La verità, per quanto riguarda gli uomini, è sempre diversa. 
5. Che la nevrosi attragga, intensifichi e soddisfi un’altra nevrosi è confermato dalla durata di molti matrimoni. 
6. Nel rispetto della disciplina, c’è una parola superflua ed è disciplina. Rispetto basterebbe. 
7. Ma la grammatica agisce più di quanto pensiamo su ciò che ci resta di oscuro nell'inconscio. 
8. – Tu pretendi i silenzio. – Certo, come un pianista. Io per suonare e gli altri per sentire. 
9. Cinico è un aggettivo che viene spesso riservato non a chi incarna un comportamento, ma a chi lo denuncia. 
10. Gli insegnanti più capaci neutralizzano l’indisciplina prodigando la propria passione didattica. Non sono la maggioranza… (p. Gli altri) alleggeriscono il carico. Pretendono sempre di meno e così ottengono sempre di più. 
11. Molti cosiddetti creativi hanno più interesse per la creazione che per il suo oggetto. 
12. È curioso che il concetto di maturità sia quello più invocato dalle persone immature. 
13. La famiglia si difende contro i nemici. Alimenta anzi la percezione del pericolo. Ma poi scopre il nemico in casa. 
14. Quasi tutte le ferite si rimarginano, ma nell'inconscio sanguinano tutta la vita. 
15. La vita ne sa di più di un teorema. 
16. Forse maturare è sostituire alla giustizia delle convinzioni l’ingiustizia della libertà. Anche se questa potrebbe essere l’introduzione a un manuale del criminale. 
17. Riluttiamo ad accettare, ingigantiti negli altri, i difetti che temiamo di avere. La differenza di scala congiura con il rimorso a renderli intollerabili. 
18. Questi stupratori di anime vengono talora scambiati per seduttori. 
19. L’intenzione, se non si trasforma in reato, non è mai una colpa. Ed è questo il minuscolo abisso che separa i due codici, penale e morale. 
20. Solo i dilettanti usano il verbo dilettarsi. Forse è giusto chiamarli così, visto che così si chiamano loro. 
21. Sui premi letterari sono d’obbligo le frasi di circostanza, come ai matrimoni e ai funerali. 
22. Nessun potente ha mai avuto tanti poteri come agli occhi di chi ne ignora i limiti. 
23. La persona che ci nega un favore la sera ce l’avrebbe magari concesso la mattina, se l’umore fosse stato diverso. 
24. Uno scrittore è chi è perennemente sensibile alle disgrazie del lessico. 
25. Un proverbio siciliano recita: quando un amico non sente a una prima voce, vuol dire che una seconda non gli piace. 
26. Il diverso ci fa sentire diversi … ed è questo che siamo disposti a perdonargli. 
27. Penso a quanti fanno passare i doveri per favori, la scuola vera è fatta di eccezioni, rare come i professori che si rimpiangono. 
28. Ammettere i propri errori è anche il primo alibi per ripeterli. 
29. La vecchiaia, ha detto una volta Trockij, è stato l’evento più imprevedibile che mi sia occorso dopo i quarantacinque anni. Che per un teorico della rivoluzione permanente non è una confessione da sottovalutare. 
30. C’è qualcosa di rituale e di ipnotico nei rimproveri familiari, compresi quelli coniugali, la certezza, attraverso l’insofferenza, della continuità. 
31. Io credo che la cultura sia il presentimento di quello che non si sa. 
32. È tipico degli egocentrici attribuirsi il primato non solo dei meriti, ma delle colpe. 
33. Volete fare qualcosa di più per i vostri figli? Fate qualcosa di meno. 
34. Ci sono offese più gravi che uno schiaffo. Basta lo sguardo, basta l’indifferenza. 
35. Il modo più sicuro per fare cambiare idea a una persona è di rassicurarla che non la sta cambiando. 
36. È sempre bene, quando vogliamo la solidarietà, inserire voci passive nei nostri bilanci. Gli altri ce ne saranno grati. E sappiamo che non ci vogliono così bene come quando non stiamo bene. 
37. È l’eccesso a tradire la menzogna, la verità non ama i superlativi. 
38. Forse preghiera e guarigione convergono, la preghiera è guarigione: non dal male, ma dalla disperazione. 
39. I poveri avranno il regno dei cieli, non è un cambio sfavorevole. La coesistenza dei contrari è l’accesso alla conoscenza e anche alla convivenza. 
40. L’uomo che accoglie può essere ‒ in altro tempo e in altro luogo ‒ l’uomo che respinge. Chi vive l’handicap questo lo conosce. E anche chi non lo vive. 
41. La rapidità, nei rimproveri, è un aspetto apprezzato. L’impopolarità delle prediche, in ogni campo, è dovuta, più che alla presenza di accuse, alla loro prolissità. 
42. Procedendo negli anni, c’è chi regredisce a inseguire una gioventù retrospettiva, i più euforici ci provano, i più stupidi ci riescono. 
43. Noi siamo abituati al male. Il male conferma la nostra superiorità o conforta la nostra debolezza. Ci è così familiare che il bene ci sconcerta e cerchiamo di ridurlo al male. 
44. Il bene apre le porte, non nasconde nulla, si apparta solamente per non farsi notare. Il male promette misteri, il bene è un mistero luminoso, una presenza inaccettabile. 
45. Sto esagerando? Solo le esagerazioni ci restituiscono, nella caricatura, l’immagine in cui riconosciamo l’originale. 
46. L’elogio del bene ha inquietato persino il sonno dei classici ed è stato l’incubo della loro veglia. 
47. Parlare del bene è imperdonabile. Infatti non me lo perdono. 
48. Coniugium, “tutti e due sotto lo stesso giogo”, è parola coniata dai latini, che in materia di gioghi, di coniugi e di autorità non mancavano di competenza.

Nati due volte, Giuseppe Pontiggia

Giuseppe Pontiggia
https://it.wikipedia.org/wiki/Giuseppe_Pontiggia
Che bel libro "Nati due volte" di Giuseppe Pontiggia! Grazie a chi lo aveva proposto come lettura al nostro gruppo di Gavirate (VA). Un autore come Pontiggia meriterebbe di essere più famoso.
In questo libro troverete tanta sostanza, molta ironia, una diffusa abilità di scrittura che rischia quasi di passare inosservata, talmente è velato l'impegno stilistico dell'autore che, come ogni vero artista di qualsiasi disciplina, fa apparire la propria arte così facile da realizzare, divertente ed accessibile a tutti. 

TRAMA
Il romanzo descrive il rapporto di un padre (Frigerio) con il figlio Paolo, affetto da tetraplegia spastica distonica. Il racconto si sviluppa dal momento della nascita di Paolo e copre un arco temporale di circa trent'anni. Il padre (voce narrante) descrive le varie tappe di un percorso di crescita che lo porta, insieme al figlio, ad affrontare una seconda nascita: non è solo il bambino disabile infatti che deve essere aiutato di nuovo a nascere, ma è anche il genitore ad aver bisogno di una rieducazione personale.
Alla fine il miraggio della normalità, si rivela un traguardo vuoto ed irraggiungibile.



La persona che ci nega un favore la sera ce l'avrebbe magari concesso la mattina, se l'umore fosse stato diverso. Nessuno ha mai potuto, né potrà mai, verificarlo. Ma sono quelle certezze ipotetiche cui dobbiamo le gioie per la nostra tempestività o le angosce per la sua mancanza. Per questo non posso sbagliare con mio suocero. Qual è il momento migliore per ottenere un favore?"Che tipo di favore?" mi chiede Franca."Editoriale.""Mai" dice."Bene" rispondo, rinfrancato dal viatico coniugale."Per chi sarebbe?""Per lo zoppo."Mi accorgo, con qualche disagio, di avere brutalmente ritorto contro di lui la minorazione di cui soffre. Di solito questo non accade a chi è coinvolto, direttamente o indirettamente, dall'handicap. Se qualcuno usa come epiteto spregiativo "spastico" o "mongoloide", si può essere certi che nessuno della sua famiglia lo è. Le disgrazie, fra i tanti effetti, ne hanno alcuni linguistici immediati, ci rendono sensibili al lessico interessato dal problema. 

Il romanzo è semi-autobiografico; lo scrittore, padre di un ragazzo disabile, afferma in un'intervista: “Sono presente in questo narratore non come io autobiografico ma come io ideale [...] Le cose che lui dice sono cose che io condivido, quasi sempre. Io ho attinto moltissimo dall'esperienza vissuta […] Molta è la parte inventata, modificata.”
Oltre al tema forte, colpisce l'abilità di scrittura di Pontiggia. In particolare:
- la leggerezza e l'umorismo con cui l'autore affronta la questione della disabilità ed altri argomenti fondamentali che attorno ad essa si sviluppano (come ad esempio la normalità, la socialità e la fede);
- il linguaggio essenziale, ricercato eppure coinvolgente;
- gli aforismi, che punteggiano ed illuminano con la loro chiarezza lo sviluppo della trama.
Che la nevrosi attragga, intensifichi e soddisfi un’altra nevrosi è confermato dalla durata di molti matrimoni. 
Nel rispetto della disciplina, c’è una parola superflua ed è disciplina. Rispetto basterebbe. 
Quasi tutte le ferite si rimarginano, ma nell'inconscio sanguinano tutta la vita.
Se siete interessati a leggere altri aforismi tratti da quest'opera cliccate qui

Per le sue qualità, "Nati due volte" penso sia un libro da consigliare a tutti, in particolare a chi è genitore. Una “seconda nascita” è un processo che ogni madre ed ogni padre dovrebbero affrontare, per accettare/vedere il proprio figlio così com'è senza volerlo trasformare o ridurlo ad una proiezione di un figlio perfetto.
L'autore stesso afferma che il momento di svolta nei confronti della disabilità del figlio si è verificato quando lui ha smesso di pensare a quello che mancava al figlio ed ha invece iniziato a concentrarsi su quello che il figlio aveva.

APPROFONDIMENTI
Nel 2004 esce per la collana I Meridiani Mondadori una raccolta di tutti i libri di Pontiggia (narrativa, saggistica, raccolte aforistiche): Opere - Giuseppe Pontiggia.
Di seguito, un breve estratto di un'intervista a Daniela Marcheschi, curatrice di questo meridiano:
“[...]Perché era uno scrittore che rifletteva sul senso dei generi e che lavorava sullo stile. […] È il caso per esempio del lavoro di Pontiggia sull'aforisma, cui dedica, tra l’altro, Il raggio d’ombra. Dopo averlo provato, Pontiggia ripropone l’aforisma nella narrativa, nell'ambito di un percorso unitario. Pontiggia è uno scrittore che conosce la tecnica e la sfrutta, giocando con la forma, come solo i grandi scrittori sanno fare.”
Per leggere l'intervista completa di Valeria Merola a Daniela Marcheschi nel sito Rai Cultura cliccate qui.
Sempre nel portale Rai Cultura, trovate questa intervista a Pontiggia: cliccate qui per ascoltarla.