Giuseppe Pontiggia https://it.wikipedia.org/wiki/Giuseppe_Pontiggia |
In questo libro troverete tanta sostanza, molta ironia, una diffusa abilità di scrittura che rischia quasi di passare inosservata, talmente è velato l'impegno stilistico dell'autore che, come ogni vero artista di qualsiasi disciplina, fa apparire la propria arte così facile da realizzare, divertente ed accessibile a tutti.
TRAMA
Il romanzo descrive il rapporto di un padre (Frigerio)
con il figlio Paolo, affetto da tetraplegia spastica distonica. Il racconto si
sviluppa dal momento della nascita di Paolo e copre un arco temporale di circa
trent'anni. Il padre (voce narrante) descrive le varie tappe di un percorso di
crescita che lo porta, insieme al figlio, ad affrontare una seconda nascita:
non è solo il bambino disabile infatti che deve essere aiutato di nuovo a
nascere, ma è anche il genitore ad aver bisogno di una rieducazione personale.
Alla fine il miraggio della normalità, si rivela un
traguardo vuoto ed irraggiungibile.
La persona che ci nega un favore la sera ce l'avrebbe magari concesso la mattina, se l'umore fosse stato diverso. Nessuno ha mai potuto, né potrà mai, verificarlo. Ma sono quelle certezze ipotetiche cui dobbiamo le gioie per la nostra tempestività o le angosce per la sua mancanza. Per questo non posso sbagliare con mio suocero. Qual è il momento migliore per ottenere un favore?"Che tipo di favore?" mi chiede Franca."Editoriale.""Mai" dice."Bene" rispondo, rinfrancato dal viatico coniugale."Per chi sarebbe?""Per lo zoppo."Mi accorgo, con qualche disagio, di avere brutalmente ritorto contro di lui la minorazione di cui soffre. Di solito questo non accade a chi è coinvolto, direttamente o indirettamente, dall'handicap. Se qualcuno usa come epiteto spregiativo "spastico" o "mongoloide", si può essere certi che nessuno della sua famiglia lo è. Le disgrazie, fra i tanti effetti, ne hanno alcuni linguistici immediati, ci rendono sensibili al lessico interessato dal problema.
Il romanzo è semi-autobiografico; lo scrittore, padre di un ragazzo disabile, afferma in un'intervista: “Sono presente in questo narratore non come io autobiografico ma come io ideale [...] Le cose che lui dice sono cose che io condivido, quasi sempre. Io ho attinto moltissimo dall'esperienza vissuta […] Molta è la parte inventata, modificata.”
Oltre al tema forte, colpisce l'abilità di scrittura di
Pontiggia. In particolare:
- la leggerezza e l'umorismo con cui l'autore affronta la
questione della disabilità ed altri argomenti fondamentali che attorno ad essa
si sviluppano (come ad esempio la normalità, la socialità e la fede);
- il linguaggio essenziale, ricercato eppure
coinvolgente;
- gli aforismi, che punteggiano ed illuminano con la loro
chiarezza lo sviluppo della trama.
Che la nevrosi attragga, intensifichi e soddisfi un’altra nevrosi è confermato dalla durata di molti matrimoni.
Nel rispetto della disciplina, c’è una parola superflua ed è disciplina. Rispetto basterebbe.
Quasi tutte le ferite si rimarginano, ma nell'inconscio sanguinano tutta la vita.
Per le sue qualità, "Nati due volte" penso sia un libro da consigliare a
tutti, in particolare a chi è genitore. Una “seconda nascita” è un processo che
ogni madre ed ogni padre dovrebbero affrontare, per accettare/vedere il proprio
figlio così com'è senza volerlo trasformare o ridurlo ad una proiezione di un
figlio perfetto.
L'autore
stesso afferma che il momento di svolta nei confronti della disabilità del
figlio si è verificato quando lui ha smesso di pensare a quello che mancava al figlio ed ha invece iniziato a concentrarsi su quello che il figlio aveva.APPROFONDIMENTI
Nel 2004 esce per la collana I Meridiani Mondadori una raccolta di tutti i libri di Pontiggia (narrativa, saggistica, raccolte aforistiche): Opere - Giuseppe Pontiggia.
Di seguito, un breve estratto di un'intervista a Daniela Marcheschi, curatrice di questo meridiano:
“[...]Perché era uno scrittore che rifletteva sul senso dei generi e che lavorava sullo stile. […] È il caso per esempio del lavoro di Pontiggia sull'aforisma, cui dedica, tra l’altro, Il raggio d’ombra. Dopo averlo provato, Pontiggia ripropone l’aforisma nella narrativa, nell'ambito di un percorso unitario. Pontiggia è uno scrittore che conosce la tecnica e la sfrutta, giocando con la forma, come solo i grandi scrittori sanno fare.”
Per leggere l'intervista completa di Valeria Merola a Daniela Marcheschi nel sito Rai Cultura cliccate qui.
Sempre nel portale Rai Cultura, trovate questa intervista a Pontiggia: cliccate qui per ascoltarla.
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