venerdì 3 agosto 2018

Aforismi di Giuseppe Pontiggia in "Nati due volte"

Pontiggia aforista? Assolutamente sì! Marco Vergottini mi ha gentilmente inviato un elenco non esaustivo(!) di quarantotto aforismi da lui individuati all'interno di questo bel libro (Cliccate qui  per leggere il post dedicato a "Nati due volte").


1. Vedere un idiota angosciato è ancora più terribile che vederlo ilare 
2. Questi bambini nascono due volte… La seconda dipende da voi. 
3. Quanti dialoghi dovrebbero svolgersi in tempi diversi! 
4. In mezzo sta la virtù, dice Orazio, non la verità… La verità, per quanto riguarda gli uomini, è sempre diversa. 
5. Che la nevrosi attragga, intensifichi e soddisfi un’altra nevrosi è confermato dalla durata di molti matrimoni. 
6. Nel rispetto della disciplina, c’è una parola superflua ed è disciplina. Rispetto basterebbe. 
7. Ma la grammatica agisce più di quanto pensiamo su ciò che ci resta di oscuro nell'inconscio. 
8. – Tu pretendi i silenzio. – Certo, come un pianista. Io per suonare e gli altri per sentire. 
9. Cinico è un aggettivo che viene spesso riservato non a chi incarna un comportamento, ma a chi lo denuncia. 
10. Gli insegnanti più capaci neutralizzano l’indisciplina prodigando la propria passione didattica. Non sono la maggioranza… (p. Gli altri) alleggeriscono il carico. Pretendono sempre di meno e così ottengono sempre di più. 
11. Molti cosiddetti creativi hanno più interesse per la creazione che per il suo oggetto. 
12. È curioso che il concetto di maturità sia quello più invocato dalle persone immature. 
13. La famiglia si difende contro i nemici. Alimenta anzi la percezione del pericolo. Ma poi scopre il nemico in casa. 
14. Quasi tutte le ferite si rimarginano, ma nell'inconscio sanguinano tutta la vita. 
15. La vita ne sa di più di un teorema. 
16. Forse maturare è sostituire alla giustizia delle convinzioni l’ingiustizia della libertà. Anche se questa potrebbe essere l’introduzione a un manuale del criminale. 
17. Riluttiamo ad accettare, ingigantiti negli altri, i difetti che temiamo di avere. La differenza di scala congiura con il rimorso a renderli intollerabili. 
18. Questi stupratori di anime vengono talora scambiati per seduttori. 
19. L’intenzione, se non si trasforma in reato, non è mai una colpa. Ed è questo il minuscolo abisso che separa i due codici, penale e morale. 
20. Solo i dilettanti usano il verbo dilettarsi. Forse è giusto chiamarli così, visto che così si chiamano loro. 
21. Sui premi letterari sono d’obbligo le frasi di circostanza, come ai matrimoni e ai funerali. 
22. Nessun potente ha mai avuto tanti poteri come agli occhi di chi ne ignora i limiti. 
23. La persona che ci nega un favore la sera ce l’avrebbe magari concesso la mattina, se l’umore fosse stato diverso. 
24. Uno scrittore è chi è perennemente sensibile alle disgrazie del lessico. 
25. Un proverbio siciliano recita: quando un amico non sente a una prima voce, vuol dire che una seconda non gli piace. 
26. Il diverso ci fa sentire diversi … ed è questo che siamo disposti a perdonargli. 
27. Penso a quanti fanno passare i doveri per favori, la scuola vera è fatta di eccezioni, rare come i professori che si rimpiangono. 
28. Ammettere i propri errori è anche il primo alibi per ripeterli. 
29. La vecchiaia, ha detto una volta Trockij, è stato l’evento più imprevedibile che mi sia occorso dopo i quarantacinque anni. Che per un teorico della rivoluzione permanente non è una confessione da sottovalutare. 
30. C’è qualcosa di rituale e di ipnotico nei rimproveri familiari, compresi quelli coniugali, la certezza, attraverso l’insofferenza, della continuità. 
31. Io credo che la cultura sia il presentimento di quello che non si sa. 
32. È tipico degli egocentrici attribuirsi il primato non solo dei meriti, ma delle colpe. 
33. Volete fare qualcosa di più per i vostri figli? Fate qualcosa di meno. 
34. Ci sono offese più gravi che uno schiaffo. Basta lo sguardo, basta l’indifferenza. 
35. Il modo più sicuro per fare cambiare idea a una persona è di rassicurarla che non la sta cambiando. 
36. È sempre bene, quando vogliamo la solidarietà, inserire voci passive nei nostri bilanci. Gli altri ce ne saranno grati. E sappiamo che non ci vogliono così bene come quando non stiamo bene. 
37. È l’eccesso a tradire la menzogna, la verità non ama i superlativi. 
38. Forse preghiera e guarigione convergono, la preghiera è guarigione: non dal male, ma dalla disperazione. 
39. I poveri avranno il regno dei cieli, non è un cambio sfavorevole. La coesistenza dei contrari è l’accesso alla conoscenza e anche alla convivenza. 
40. L’uomo che accoglie può essere ‒ in altro tempo e in altro luogo ‒ l’uomo che respinge. Chi vive l’handicap questo lo conosce. E anche chi non lo vive. 
41. La rapidità, nei rimproveri, è un aspetto apprezzato. L’impopolarità delle prediche, in ogni campo, è dovuta, più che alla presenza di accuse, alla loro prolissità. 
42. Procedendo negli anni, c’è chi regredisce a inseguire una gioventù retrospettiva, i più euforici ci provano, i più stupidi ci riescono. 
43. Noi siamo abituati al male. Il male conferma la nostra superiorità o conforta la nostra debolezza. Ci è così familiare che il bene ci sconcerta e cerchiamo di ridurlo al male. 
44. Il bene apre le porte, non nasconde nulla, si apparta solamente per non farsi notare. Il male promette misteri, il bene è un mistero luminoso, una presenza inaccettabile. 
45. Sto esagerando? Solo le esagerazioni ci restituiscono, nella caricatura, l’immagine in cui riconosciamo l’originale. 
46. L’elogio del bene ha inquietato persino il sonno dei classici ed è stato l’incubo della loro veglia. 
47. Parlare del bene è imperdonabile. Infatti non me lo perdono. 
48. Coniugium, “tutti e due sotto lo stesso giogo”, è parola coniata dai latini, che in materia di gioghi, di coniugi e di autorità non mancavano di competenza.

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